giovedì 13 febbraio 2020

PENSIERI-2: Quando la conoscenza diventa una cura per l'antropocentrismo


La visita al parco di Manuel Antonio, in Costa Rica, ci ha lasciato un ricordo indelebile dell’intelligenza delle scimmie cappuccine, che, da tempo abituate ai turisti, discendono dagli alberi per ricevere il cibo che alcuni di loro, sconsideratamente, gli offrono. 

Da molti piccoli particolari avevamo intuito che possedevano una grande intelligenza ma eravamo lungi dall’immaginare quello che vi racconto di seguito:

Gli studi di molti specialisti mondiali, tra i quali Frans de Waal “Are we smart enough to know how smart animals are?” (Siamo abbastanza intelligenti da riconoscere il livello d’intelligenza degli animali?”), e Sarah Brosnan, indicano che molti primati, non solo cooperano con uno o più partner per raggiungere un obiettivo che da soli non avrebbero potuto raggiungere, ma dimostrano uno spiccato senso di equità e giustizia al momento di dividere i frutti del loro lavoro. E, incredibile, capiscono che il lavoro di un partner richiede una compensazione. Le scimmie cappuccine, ad esempio, apprezzano l’aiuto di un
partner al punto tale da preferire condividere il cibo con un partner che le ha aiutate ad ottenerlo anziché con uno che non le ha aiutate. Di fronte a esperimenti cosí significativi, ci si domanda perché le scienze sociali in anni recenti hanno maturato la curiosa idea che la cooperazione umana rappresenti “un’enorme anomalia” (ovviamente positiva e che distingue l’uomo dagli animali) nel regno naturale.

Tali affermazioni hanno ispirato un esperimento, diventato popolarissimo, condotto da de Waal e Sarah Brosnan con un paio di scimmie cappuccine. Ultimato un compito, gli istruttori ricompensavano tutte e due le scimmie con fette di cetriolo e uva, dopo che precedenti esperimenti avevano accertato la loro preferenza per l’uva. Le scimmie non avevano problemi con la ricompensa a patto che ricevessero una ricompensa identica, per esempio il cetriolo.


Tuttavia, si opponevano con veemenza a ricompense diverse, ad esempio se una riceveva il cetriolo e l’altra l’uva. La scimmia che aveva ricevuto il cetriolo incominciava a sgranocchiare contenta la prima fetta, ma dopo aver notato che alla sua compagna era stata data dell’uva, andava in collera, gettando via i miseri vegetali e scagliandosi contro la gabbia con tale veemenza da minacciarne la distruzione. Il rifiutare cibo perfettamente edibile perché qualcun altro aveva ricevuto una ricompensa migliore, assomiglia al modo in cui reagiscono gli umani in simili situazioni economiche. È sorprendente che gli economisti definiscano “irrazionale” questa risposta, affermando che il ricevere qualcosa è per definizione meglio di non ricevere nulla! Nessuna scimmia essi sostengono, dovrebbe rifiutare del cibo che mangia normalmente e nessun umano dovrebbe rifiutare una ricompensa, seppure piccola. Un dollaro, dicono, è sempre meglio di niente! (mostruoso, ndA – Di fronte a una simile mentalità, che ignora il concetto basilare di giustizia sociale, ci si domanda perché nei quattro quinti del pianeta le donne ricevano paghe inferiori agli uomini per uguale lavoro)

Fortunatamente Frans e Sarah non erano convinti che la reazione della scimmia che aveva ricevuto come ricompensa il cetriolo fosse “irrazionale”, dal momento che cercava una ricompensa uguale per lavoro uguale, il che costituisce la conditio sine qua non per incentivare proprio la cooperazione. I primati, a questo proposito, superano addirittura le scimmie in giustizia sociale. 
Sarah scoprí che a volte gli scimpanzé protestano contro ingiustizie in loro favore. Essi protestano, cioè, non solo quando ricevono di meno, ma perfino quando ricevono di più!

Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Conoscete un solo lavoratore il quale protesterebbe con il suo datore di lavoro per aver ricevuto ingiustamente un salario maggiore per uguale lavoro? I primati lo fanno, noi no! Non ce ne vergognamo nemmeno un pò?




Fabrizio Accorsi

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