“Accettare la civiltà quale essa è significa praticamente accettare la decadenza.” (George Orwell)
“Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso... e pubblica il falso.”(MARK TWAIN)
“Una bugia fa in tempo a compiere mezzo giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi i pantaloni.”(SIR WINSTON CHURCHILL)
“In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.” (George Orwell)
LA
RICERCA DELLA VERITA’
Finché non cambieremo i nostri parametri critici, cioè, finché non svincoleremo la ricerca della verità dal consenso sociale, politico ed economico, ostacoleremo sempre questa ricerca, non solo in noi stessi, ma, cosa ancora più grave, negli altri. In poche parole, costituiremo un freno reale al progresso.
Finché non cambieremo i nostri parametri critici, cioè, finché non svincoleremo la ricerca della verità dal consenso sociale, politico ed economico, ostacoleremo sempre questa ricerca, non solo in noi stessi, ma, cosa ancora più grave, negli altri. In poche parole, costituiremo un freno reale al progresso.
Non
si tratta di una domanda polemica, ma retorica. Ovviamente no. Einstein,
nonostante il suo elevato IQ, non aveva sempre ragione. Non poteva, perchè è
impossibile che una persona possa aver sempre ragione. Un solo esempio. Una
volta affermò testualmente che se non si
riesce a spiegare una propria teoria ad un bambino di 6 anni, non la si è
capita.
Ebbene, la sua teoria della relatività, al tempo della sua formulazione, apparentemente non
venne capita da nessuno tranne che dal matematico Eddington! Einstein davanti
allo specchio escalmerebbe: “Tu non l’hai capita!” Questa non è una critica al
fisico. Serve solo per introdurre il concetto che non si deve assolutamente
giudicare una qualsiasi affermazione o teoria in base alla persona che l’ha
proposta. Uno scienziato può sbagliare 2/3
volte su dieci e anche di più, un comune mortale 7/8 volte su dieci. Questo per
dire che non esiste il bianco e il nero. In mezzo ci sono tante sfumature di
grigio e pertanto ogni teoria va valutata singolarmente. Se un comune mortale
può aver ragione (solo) 2/3 volte su dieci,
ricavando magari la sua teoria dalla sua esperienza di vita, non per questo non
si devono esplorare a fondo tutte e dieci le sue teorie. In particolare se si
tratta di una teoria che non è stata ancora formulata dagli specialisti del
campo in questione. Non farlo viola il principio scientifico. E, prima di
tutto, bisogna togliersi dalla zucca l’idea preconcetta che se una persona ha
sbagliato due/tre volte su dieci (o 7/8 volte su dieci, com’è perfettamente
normale) qualsiasi cosa dirà o sosterrà debba essere ignorata. Questa è una conclusione
asinina. Rivela un atteggiamento mentale accentrato su se stessi e totale
mancanza di umiltà. Si basa sul presupposto
di non poter mai sbagliare! “Io ho la Verità
in tasca”, dunque, “chi non la pensa come me, sbaglia.” È cosí ovvio! Siamo in
presenza di ego smisuratamente grandi a compensare la mancanza di autostima.
Queste persone non porteranno mai vere argomentazioni davanti ad una teoria che
contraddice le loro credenze, ma cercheranno di combatterla col mezzo più vile
che esista e per giunta, completamente inutile: l’argumentum ad hominem. Offese
personali, cioè, bullismo cibernetico e l’accusa che oggi va di moda: “complottista”.
Oggi non si può più esprimere un parere, per
quanto pacato e fondato, no, non fa differenza, si viene condannati senza
processo. Eppure i cosiddetti “complotti”
o i “complottisti” non sono tutti uguali. Ma i debunkers, invece di
analizzare caso per caso, fanno di tutte le erbe un fascio, e mettono nello
stesso sacco “complotti “come il 9/11 e la terra piatta o cava o i reptilians. E,
aggiungiamo le fate, gli gnomi e la negazione dell’olocausto. Ma, se siamo un
po’ più cauti, e aperti mentalmente, riusceremo forse a capire perché alcuni sostengono disperatamente, contro
l’evidenza, che la terra è piatta. Chi sono? Sono per lo più i fondamentalisti protestanti,
che basano la loro argomentazione sulla credenza che la Bibbia sia infallibile;
il concetto della terra piatta è chiaramente rappresentato nella Bibbia, e fu
difeso dai credenti di ogni epoca storica... fino a poco tempo fa. Un suo
autorevole sostenitore, Sant’Agostino lo difese a denti serrati nel quarto
secolo, poco importava che Eratostene, Aristarco et. al., secoli prima avessero
affermato che era un globo e che Eratostene ne avesse “misurato” la
circonferenza equatoriale, con un errore di poco più dell’uno per cento! Quindi
i debunkers, ignorando i fatti, mettono insieme persone di ideologie diverse, perché è assurdo pensare che i credenti (tranne i
protestanti), gli agnostici o gli atei, possano credere che la terra sia piatta
o cava. Suvvia! Insomma, non si può
apostrofare con etichette (meno che meno con la stessa etichetta) un gruppo che
non è omogeneo, anzi, molto diverso socioculturalmente. Come agli
incondizionati sostenitori del sistema, - che sono lungi dal pensare che è
proprio il dubbio il principio basilare della democrazia e che senza il dubbio
saremmo rimasti fermi all’età della pietra- appartengono gli onesti e i disonesti, i
superficiali e le pecore che seguono il flusso del gregge sentendosi protetti
da un consenso che spesso si dimostra fallace, cosí anche tra i “complottisti” ci
sono sia i responsabili sia le pecore che seguono il gregge, vale a dire che il
gruppo non è affatto omogeneo: molti dei suoi “appartenenti” non sono
affidabili perché ripetono (e male) quello
che non hanno capito o non si sono preoccupati di capire. Pertanto, il
dibattito si deve fare ad alto livello, a livello dei media, come televisioni e
quotidiani. Quando dico televisioni intendo tutte, comprese quelle che
forniscono informazioni alternative. Bisogna, insomma confrontare le tesi per
cercare di capire da che parte si trovi la verità.
Caso per caso. Tuttavia, c’è una regola molto semplice per capire da che parte
stia la verità, ancora prima di cominciare. Quando
uno dei due gruppi invita l’altro a fare un dibattito in campo neutro, state
pur certi che la verità non si troverà mai dalla parte di chi rifiuta il dibattito.
L’esperienza insegna che chi rifiuta il confronto ha sempre torto! Ci sono
inviti a un confronto che aspettano da anni l’intervento di una delle due parti
come potete vedere in questo video di Contro TV.
Alla
verità non si arriva attraverso il consenso.
La verità è indipendente dal consenso. Spesso,
più esiste consenso e meno probabilità ci
sono di trovarsi nel giusto. Lo hanno affermato tutte le religioni o filosofie
orientali e lo potete constatare da un fatto molto semplice: lo scopritore di
una nuova “verità”, all’inizio è sempre solo
e, anche nell’ambito della scienza (purtroppo) osteggiato da tutti: prima ignorato,
poi deriso, in seguito viene diffamato e rovinato anche finanziariamente. Ma in
alcuni casi, la verità si impone, perché i fatti dimostrano che quello che é stato proposto FUNZIONA! Questo è un criterio di
giudizio molto valido; come dicono gli anglosassoni la prova del pudding sta
nell’assaggio.
Einstein,
tanto per compensare quello che ho detto di lui sopra, sosteneva che “chi non si
sforza di arrivare alla verità da solo non
ne è degno.” Rifletteteci su. La ricerca della verità
è un sentiero duro sbarrato dai muri di coloro che vogliono opinare a tutti i
costi, i provocatori, gli infelici che manifestano apertamente la loro
cattiveria proprio perché quella è la
reazione dell’infelice. Il maleducato è solo un infelice, e dobbiamo essere
tolleranti, è vero, ma fino a un certo punto: non ha il diritto, per esempio,
di entrare in casa mia e di offendermi, invece di argomentare come un essere
umano contro le mie tesi. Un po’ lo lasciamo blatterare, ma, quando non si
accorge della sua meschinità e va avanti
imperterrito con le offese, dobbiamo metterlo alla porta, a malincuore,
ma è una decisione funzionale, perché ci fa
perdere del tempo senza apportare nulla alla discussione. E per lui non c’è
discussione, a priori. Tutto è bianco o nero, non ci sono compromessi né sono possibili ripensamenti. Lui/lei È la verità. Beati loro, io sono pieno di dubbi!
Quando
un anno fa sono entrato in fb ho scelto “amici” casuali senza preoccuparmi
delle loro ideologie politiche o relgiose. Anzi, non ho nemmeno controllato il
loro profilo, per essere coerente con quanto ho detto sopra: dunque i fatti,
non la persona. La ricerca della verità
dovrebbe essere al di sopra di qualsiasi ideologia. Se una cosa è vera, poco
importa da chi venga. Bisogna discuterla serenamente e dare credito a chi l’ha
scoperta. Sembrerebbe un criterio molto semplice. Se non lo è, in pratica,
domandiamoci perché.
La scrittrice Enrica
Perucchietti nel suo blog definisce egregiamente il bullismo cibernetico e gli
insulti ad hominem: “Quando
non si sa come attaccare il contenuto di certe ricerche si passa al bullismo
vero e proprio con attacchi personali tanto vili quanto violenti o
all’inserimento dei nomi dei ricercatori in liste di proscrizione.
Denigrando
e perseguitando chi non si allinea al pensiero unico si spera di
disincentivarlo dal continuare le proprie ricerche.
Sono
metodi di bassa lega usati da tempo e che con l’avvento della tecnologia e dei
social funzionano in modo più capillare.
Mettendo pubblicamente alla gogna i
ricercatori “scomodi” si introduce di fatto uno psicoreato,
un reato d’opinione di orwelliana memoria.
Si crea cioè un frame, una cornice negativa,
con cui stigmatizzare un ricercatore e le sue teorie in modo che il biasimo
collettivo lo preceda e lo segni inesorabilmente. Si diffonderanno articoli,
commenti su forum per confermarne il frame e si modificheranno persino le voci
su wikipedia per avvalorare la veridicità delle accuse anche qualora siano
assurde.
Il bullismo del potere tramite i suoi
cybermastini si sta scatenando in queste settimane con il ricorso al noto
argumentum ad hominem: si tratta di una fallacia o tecnica fuorviante che serve
per screditare un argomento scomodo spostando l’attenzione dall’argomento della
polemica, contestando non l’affermazione in oggetto, ma l’interlocutore
stesso.”
Chi voglia contestare il contenuto di una qualsiasi
ricerca lo deve fare seguendo una prassi scientifica, in un aperto dibattito
logico e razionale.
Deve, in primo luogo, contestare le affermazioni in oggetto sostenendo le sue argomentazioni con riferimenti a link
scientifici pertinenti all’argomento della polemica e deve accettare confronti televisivi
con l’interlocutore che ha citato in causa. Chi
non lo fa ha già violato il metodo
scientifico e proprio per questo non può
arrogarsi il diritto di parlare in nome della scienza. E chi vuole censurare un
canale televisivo alternativo, come è recentemente accaduto, viola l’articolo
21 della Costituzione e quindi va perseguito legalmente. Cominciamo a cestinare
tutte le affermazione propagandistiche prive di link che diffamano teorie
basate su validi presupposti scientifici. Il link, in quanto aperto alla
verifica e alla discussione è la conditio sine qua non di un vero dibattito
scientifico. Tutto il resto è garbage (spazzatura) che non merita l’attenzione
di una persona razionale.
Fabrizio Accorsi
Fabrizio Accorsi
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