martedì 29 dicembre 2020

CITTADINI DEL MONDO N° 26: A CACCIA DI FANTASMI IN MESSICO

 

Durante le nostre molteplici visite in Messico, per un totale di circa due anni e mezzo, ho dedicato tre mesi a rintracciare un fenomeno, apparentemente co comune, che quasi tutti dicevano di averne fatto, almeno una volta, esperienza diretta. Mi riferisco al cosiddetto “espanto”. Si tratta di una misteriosa apparizione, per lo più a mezzanotte, in una casa, cimitero, o, più frequentemente nei boschi, del fantasma o dello spirito di un defunto.

In tutto il Messico corre la voce che i fantasmi di persone che morirono di morte violenta rimangano sulla terra a custodire tesori o a infestare i luoghi in cui furono visti l’ultima volta. Sono anche relativamente comuni i racconti di gente che scomparve per sempre mentre cercava di dissotterrare tesori.

Prima di accennare alla nostra indagine, mi occuperò di rintracciare, in queste storie popolari, presunti addentellati con la verità storica. 

Per cominciare, non è cosí difficile risalire all’origine dell’associazione popolare tra seppellimento di tesori e persone morte violentemente. Pancho Villa, l’eroe della rivoluzione messicana (1909-1913), dopo aver ingerito una generosa dose di bevande alcoliche, accennando alle sue imprese e ai suoi tesori, diede perfino il nome di almeno quattro città in cui li aveva sepolti. E, ancora più interessante e quasi certamente vera è la sua dichiarazione di aver sepolto almeno uno dei suoi tesori sotto i corpi dei dieci uomini che lo avevano aiutato a seppellirli.

Appare scontato che la conoscenza dell’ubicazione precisa del tesoro da parte degli aiutanti indigeni assoldati da Pancho Villa per trasportare e seppellire l’oro, era per lui estremamente pericolosa. Se si volevano perdere le tracce del tesoro, gli aiutanti dovevano essere giustiziati. Quale più comoda sepoltura che in una fossa già scavata, quella del tesoro, prima che si allontanassero a diffondere la notizia o si riavvicinassero alla fossa per dissoterrarne il tesoro? (Rielaborazione da www.mexconnect.com/search?searchtext=panchovilla).

Si può individuare un fondamento concreto della leggenda dell’ espanto/fantasma? Molto probabilmente alla base c’è un fenomeno relativamente comune, denominato fuochi fatui, co descritto dalla Wikipedia:

“I fuochi fatui sono fiammelle solitamente di colore blu che si manifestano a livello del terreno in particolari luoghi come i cimiteri, le paludi e gli stagni nelle brughiere... Si tratta di fiammelle derivate dalla combustione del metano e del fosfano dovuta alla decomposizione di resti organici.” (da Wiki alla voce “fuochi fatui”). Appunto, decomposizione di resti organici, come i cadaveri, appena sotterrati, degli sventurati aiutanti. Ironicamente, quasi per una bizzarra nemesi storica, proprio questi corpi, decomponendosi, rendevano palese l’ubicazione del tesoro! Però questo poteva accadere soltanto una volta, in un periodo di tempo

molto limitato e immediatamente successivo al seppellimento. Tutti i racconti successivi che si riferivano allo stesso evento e luogo, non potevano essere altro che ricordi e rielaborazioni tramandati di generazione in generazione.

La leggenda dei tesori e dei fantasmi ad essi associati, generalizzata in tutto il Messico, potrebbe aver avuto origine nei primi decenni del ventesimo secolo, quando, a causa della guerra civile, i ricchi furono costretti a nascondere il loro denaro da qualche parte: a volte in un buco nel patio della loro casa, ma più spesso nelle loro proprietà all’aperto. Non è inverosimile supporre che, anche in assenza di cadaveri, per scoraggiare la ricerca di questi tesori, i loro proprietari avessero sparso la voce che erano sorvegliati da uno o più fantasmi. L’invenzione sembra aver avuto molto successo, particolarmente con la gente umile e superstiziosa, tanto che, anche dopo molti anni, la narrazione di un tesoro sepolto continuava ad alimentare la terrificante associazione con i fantasmi.

Ebbene, durante tre mesi di ricerca sul campo in Messico e dopo aver intervistato centinaia di persone, mi resi conto che si ripeteva sempre lo stesso schema. Al principio tutti, proprio tutti, dichiaravano di aver visto l’espanto almeno una volta. Tuttavia, messi alle strette con domande dirette, sul dove, sul quando, ecc., e invitati a darne una descrizione, alla fine confessavano che, in realtà chi l’aveva visto era stato il padre, il nonno, il cugino, un lontano parente, un amico. Era incredibile. Si passava dal cento per cento al principio, allo zero alla fine dell’indagine! La rarità statistica è coerente con il carattere non ripetitivo dell'espanto, che si manifesterebbe solo una volta, brevemente, immediatamente dopo la sepoltura di uno o più cadaveri.

La breve storia precedente, insieme ad altri racconti di visioni, apparizioni “miracolose” e trucchi magici di cui sono disseminati i cinque libri della serie Cittadini del Mondo, è sintomatica della particolare natura dei “miracoli”. Funzionalmente non c’è nessuna differenza tra fantasmi, visioni, apparizioni, trucchi magici e “miracoli”, in quanto l’inconscio collettivo li include tutti nel regno del “soprannaturale”. Ma una precisazione importante va fatta: in molti casi, come in quello dell’espanto messicano e di un buon numero di miracoli, non si tratta di credere a un miracolo/evento soprannaturale, ma alla NARRAZIONE di un miracolo/evento soprannaturale. Due cose completamente diverse, su cui sarebbe bene riflettere.

Un certo numero di pensatori, fra cui il filosofo Baruck Spinoza, ha sottolineato a proposito dei miracoli: "O le leggi della natura sono state sospese (a tuo favore), o ti sbagli, o sei affetto da allucinazione. Così la probabilità degli ultimi casi deve essere valutata rispetto a quella del primo. Se esiste solo una narrazione del miracolo da parte di terzi, le percentuali di probabilità devono essere modificate al rispetto, prima di decidere di credere a un testimone che sostiene di aver visto qualcosa che tu non hai visto. E se il "miracolo" ha avuto luogo molte generazioni prima, e non esistono conferme indipendenti, le probabilità devono essere ridotte ancora più drasticamente.”

Quindi narrazione del mircolo e distanza temporale dall’evento, oltre che attendibilità del testimone, devono essere prese in considerazione prima di tuffarsi in una frettolosa accettazione.

 

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