sabato 13 giugno 2020

PENSIERO-13: “È SCIENTIFICAMENTE PROVATO!” Davvero?



Quante volte abbiamo sentito questa frase, che, come tanti altri “slogan” ha il solo scopo di troncare sul nascere il dialogo e la discussione su un argomento scientifico. Una frase, che, curiosamente, non ha proprio nulla di scientifico. Ho sempre avuto molto rispetto per la scienza, fino a quando mi sono accorto di una cosa singolare. Che il mio rispetto era rivolto non solo o non sempre alla scienza in sé, quanto al metodo scientifico.
E che cos’è il metodo scientifico? Senza addentrarci in distinzioni e complicazioni, solo per dare un’idea:

1 – Fare un’osservazione: Per esempio: La pandemia è molto meno severa nelle fasce tropicali (per fare questa osservazione basta una mappa con le macchie di diverso colore che indicano il grado diverso di contagio).

2 – Domandarsi perché.

3 – Fare una ricerca storica delle pandemie passate.

4 – In base a quello che si è appreso, formulare un’ipotesi.

5 – Condurre un esperimento (o avvalersi di esperimenti condotti in passato nelle stesse condizioni)

6 – Analizzare i risultati e trarre le conclusioni.

7 – Riferire i risultati.



La scienza generalmente segue questo processo, o processi simili, che variano secondo la disciplina scientifica. Ma il grosso problema è che la scienza, oggigiorno, non è una disciplina indipendente, che possa vantare un sano isolamento dal contesto sociopolitico ed economico. È sottoposta infatti a enormi pressioni ed interessi economici che praticamente le dettano i protocolli da seguire; ed è condizionata dalle informazioni spesso a senso unico che un pugno di multinazionali, proprietarie dei mezzi di comunicazione, le impongono sistematicamente. E il metodo è cosí efficace e sistematico che riesce a zittire non solo la scienza alternativa, ma perfino quella “legittima”, quella parte della scienza stessa che osi dissentire con il mainstream (non si guardano in faccia né ex Premi Nobel né scienziati di fama mondiale Tutto finisce nel tritacarne). Ma il progresso della scienza sta ed è sempre stato nel rimettere in discussione le teorie precedentemente  ritenute verità. Senza il dubbio e la contestazione delle teorie precedenti non c’è progresso. In nessun campo dello scibile umano. Gli scienziati che considerano la scienza “una religione” hanno già violato il metodo scientifico. La vera scienza si distingue dalla religione proprio per la mancanza di dogmatismo.

PERCHE’ OGGI NON È PIU’ POSSIBILE UNA SCIENZA OBIETTIVA?

“Knut Vittkosky, un epidemiologo americano, è stato praticamente censurato come succede qui da noi (per la quinta volta Messora pochi giorni fa), gli hanno completamente tolto dalla rete un video, come riporta il New York Post, per essersi opposto al lockdown.

L’elemento particolarmente disturbante è questo potere che si arrogano You Tube e Facebook di decidere quali contenuti siano pericolosi per la comunità e vadano tolti. Loro dicono che consentono solo l’informazione in linea con le direttive dell’OMS, ma l’OMS ha sbagliato tantissime cose negli ultimi mesi, e quindi non mi sembra esattamente l’oracolo da ascoltare.

L’amministratrice delegata di You Tube, Susan Voichick ha spiegato a CNN le ragioni e il criterio della rimozione di alcuni video. In pratica “qualunque cosa vada contro le raccomandazioni della OMS rappresenta una violazione delle nostre regole.” Quindi l’OMS detta le regole, i principi. L’OMS è controllata da Bill Gates, che è il più grande finanziatore privato dopo gli Stati Uniti, cioè, in pratica è Bill Gates a decidere quello che deve o non deve andare su You Tube. Siamo nelle mani di un signore che non è nemmeno un medico.

La cosa curiosa è che riguardo alla pandemia l’OMS, fin dall’inizio, ha sbagliato molte cose.A gennaio ha dichiarato che il virus non si trasmetteva tra gli esseri umani (seguito a ruota da Burioni). Ora, con questa logica, qualsiasi video che avesse dichiarato che il virus si trasmetteva, andava rimosso!

In seguito ancora a febbraio o addirittura a marzo l’OMS scoraggiava l’uso delle mascherine, anzi diceva non mettetevi proprio le mascherine.”

È SCIENTIFICAMENTE PROVATO. Davvero?

Leggete quanto segue:

ALMENO IL 50% DEI DATI MEDICI È CORROTTO.

Il riferimento delle istituzioni sanitarie alla tanto celebrata “Comunità scientifica” è continuo, essa pontifica con giudizio infallibile, ma è ormai talmente inquinata da aver FALSIFICATO almeno il 50% del dato scientifico. 


Questa realtà è stata documentata da Richard Horton, caporedattore del LANCET, una delle più prestigiose riviste mondiali di medicina, che ha dichiarato:  

(Non incolpate me se non riuscite ad aprire il link). Sarebbe un’ulteriore conferma di quanto dichiarato sopra a proposito della “Gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può essere dichiarata semplicemente FALSA (maiuscola mia). La scienza ha preso una direzione verso il buio.”
Anche Maria Angell, per 20 anni caporedattore di un’altra delle massime testate scientifiche internazionali, il NEW ENGLAND MEDICAL JOURNAL (NEMJ), ha dichiarato:

“Semplicemente non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata”




Una dichiarazione da valutare con la massima attenzione, per la competenza, l’esperienza e la cultura, il livello scientifico della Prof Angell, che come il Prof Horton, per anni ha revisionato la letteratura scientifica internazionale. Premi Nobel e caporedattori delle massime testate scientifiche mondiali non sono complottisti, ma le rare, forse ultime voci che all’onestà intellettuale associano una grande cultura e rilevanti meriti scientifici.

Nel New York Times del 24 giugno 2010 si legge: “Studi medici accademici sono scritti da ghost writers che sono impiegati delle farmaceutiche”!

LE EVIDENZE SCIENTIFICHE CHE NON ARRICCHISCONO NON VENGONO PUBBLICATE.

Una rilevante quantità di evidenze scientifiche, cioè di dati scientifici definitivamente acquisiti, certificati, incontestabili, non sono trasferiti nella clinica, non sono inseriti nei “prontuari”, nelle “linee guida”, nei protocolli.

IL MEDICO È OBBLIGATO A SOTTOSTARE AL NUOVO REGOLAMENTO. FINALMENTE LE PRIME REAZIONI!

Il programma di azzeramento della libertà del medico di prescrivere secondo le evidenze scientifiche sta ormai rapidamente concludendosi, come chiaramente evidenziato dal NUOVO CODICE DEONTOLOGICO che blocca definitivamente la libertà di prescrivere secondo scienza e coscienza, penalizza gravemente ogni medico che non si attenga scrupolosamente ai loro dictat terapeutici, indipendentemente dai risultati ottenuti sul paziente, dando AMPIE COPERTURE MEDICO LEGALI AI MEDICI RESPONSABILI DI EVENTI ANCHE GRAVI, FINO ALLA MORTE, se questi medici si sono attenuti al prontuario.

UNA LUCE DI SPERANZA

Essendo ormai evidente questo disegno, si stanno manifestandosi le prime reazioni: alcuni ordini dei medici, tra cui quello di Bologna, hanno respinto e contestato questa umiliazione della dignità del medico, e il sovvertimento del millenario codice etico di comportamento del medico. Questo disegno è completato dalla fine programmata della libertà di ricerca scientifica, codificata nel decreto legge #158 del 13 sett. 2012 e nella legge # 189 del 8 nov. 2012

CONCLUSIONE

Per avere qualche possibilità di arrivare alla definizione della verità, oggigiorno, non ci si può più appoggiare con fiducia alle prestigiose riviste scientifiche, è opportuno analizzare ogni singolo caso proprio come farebbe un oculato detective, e la prima domanda che dovremmo farci di fronte all’implementazione di un protocollo scientifico dovrebbe essere “A chi giova e in che modo?” Sveglia! Seneca ci aveva avvertito più di 2000 anni fa! 

Fabrizio Accorsi

3 commenti:

  1. Coronavirus, The Lancet ritira lo studio che bocciava l’idrossiclorochina: “Preoccupati. Gravi questioni scientifiche sono state portate alla nostra attenzione”
    In base alla ricerca pubblicata sulla rivista, l'Organizzazione mondiale della sanità aveva bloccato i trial. Un ricercatore italiano aveva sollevato dubbi sui dati contenuti nell'analisi e poi 120 ricercatori di tutto il mondo (tra cui Harvard ed Oxford) hanno scritto una lettera all'editore di Lancet
    di Peter D'Angelo| 4 GIUGNO 2020
    L’Oms ha comunicato la ripresa dei trial con idrossiclorochina. Lo ha annunciato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra. Le sperimentazioni sul farmaco erano state interrotte dopo la pubblicazione di uno studio apparso su The Lancet, il 22 maggio, nel quale si analizzavano 96mila cartelle cliniche provenienti da 671 strutture ospedaliere di tutto il mondo. L’autore principale della ricerca è il professor Mandeep Mehra, e le conclusioni a cui arrivava, erano molto nette: l’utilizzo di idrossiclorochina aumenta la mortalità nei pazienti Convid 19. Ma, lo studio aveva al suo interno molte incongruenze, “ho subito notato un errore grossolano di statistica”, ha spiegato al Fattoquotidiano.it Andrea Savarino, ricercatore dell’Iss, che ha sollevato il 26 maggio, primo in Europa, i dubbi sullo studio di Lancet. Dopo tre giorni, il 29 maggio, 120 ricercatori di tutto il mondo (tra cui Harvard ed Oxford) hanno scritto una lettera all’editore di Lancet, mettendo in discussione la validità della pubblicazione perché nello studio erano stati usati “dati” provenienti da una società di Chicago, la Surgisphere.
    LA NOTA DI THE LANCET –Su questa società, ormai da una settimana, è iniziata una inchiesta internazionale. Non si tratta più di un solo
    articolo, fine a se stesso, ma ad essere messa in discussione è la laicità e l’integrità dell’intero sistema delle pubblicazioni scientifiche. L’editore di The Lancet, ha iniziato a preoccuparsi seriamente dell’isolamento dilagante al quale è stato relegato della comunità scientifica. La scelta di pubblicare uno studio, senza aver fatto le opportune verifiche, sta incrinando l’autorevolezza della rivista. Tant’è che il Lancet, non ha lasciato passare altro tempo e ha pubblicato nota “Expression of Concern” dove promette che ci sarà un immediato “controllo indipendente sulla provenienza e la validità dei dati”. E subito dopo la nota è arrivato il ritiro dello studio. Tre degli autori dell’articolo hanno deciso di non aspettare un’ulteriore verifica, e hanno ritrattato in toto il loro lavoro. Gli autori finora non sono stati in grado di portare a termine la verifica dei dati che rappresentava le fondamenta dell’analisi. La conclusione inevitabile di tali carenze è arrivata con una dichiarazione congiunta “non possiamo più garantire la veridicità delle fonti di dati primari”. Il responsabile principale dello studio, il professor Mandeep Mehra, del Brigham and Women’s hospital di Boston, ha ritirato in ogni sua parte la pubblicazione. Anche il New England Journal of Medicine – una delle riviste più autorevoli al mondo – del resto, ha espresso le proprie preoccupazioni in merito ad un secondo studio che ha pubblicato a maggio, e nel quale sono utilizzati i dati di Surgisphere. Non solo, c’è un terzo studio, pubblicato ad aprile, in cui sono utilizzati i dati di Surgisphere e anche questo ha attirato, inevitabilmente, una mole dubbi. In quest’ultimo studio si sosteneva che l’ivermectina, un farmaco antiparassitario, riducesse drasticamente la mortalità nei pazienti Covid. L’articolo ha avuto un impatto significativo in America Latina, dove il farmaco (utilizzato per trattare la scabbia) è stato programmato per una distribuzione di massa a 350.000 boliviani. In Perù, e nel distretto di San Martín de Porres, la polizia ha sequestrato 20.000 confezioni di ivermectina “veterinaria” destinata ai trattamenti umani.

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  2. CHI È IL FONDATORE DI SURGISPHERE, LA SOCIETA DI BIG
    DATA SANITARI –Lo studio su Lancet utilizzava i registri ospedalieri procurati dalla Surgisphere. La società è stata fondata nel 2007 dal dottor Sapan Desai, che poi è uno dei coautori dello studio contro l’indrossiclorochina. Un’altra società a nome di Sapan Desai, Surgisphere Corporation, è stata fondata il 28 giugno 2012 e poi sciolta nel gennaio 2016 è stata creata l’8 aprile 2008 e chiusa il 22 ottobre 2015. Le società sono state create e cancellate più volte in vari Stati, sempre con lo stesso nome. Surgisphere, sebbene specializzata in big data, nell’uso dell’intelligenza artificiale nell’analisi dei dati, non ha molte tracce online. Il dominio del sito Surgisphere è stato registrato nel 2007, ma dà l’impressione di non
    avere grandi attività tra il 2013 e il 2020. Se si fa una verifica su Wayback Machine (l’archivio di internet, dove viene tracciato ogni sito dalla nascita) non appare nessuna cronologia passata. Sul sito della società, nella sezione “eventi” risulta un unico evento fissato a settembre 2020. Su linkedin, la società risulta avere quattro dipendenti, il General Manager e il Vicepresidente, entrambi arrivati a marzo 2020 e aprile 2020, mentre non ci sono informazioni sullo science editor. Secondo The Scientist, autorevole rivista americana, il dottor Sapan Desai, mentre lavorava al Northwest Community Hospital (NCH) nella periferia di Arlington Heights, risulterebbe coinvolto nei registri della Corte nella Contea di Cook, nell’Illinois, in tre cause per negligenza medica, presentate nella seconda metà del 2019. Non si commentano contenziosi in corso, secondo il responsabile delle pubbliche relazioni, Michael Roth di Bliss Integrated, che inoltre “ritiene qualsiasi azione legale infondata”.
    COSA CAMBIA ADESSO ALL’INTERNO DELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA? Come è possibile, che una rivista autorevole come Lancet, non abbia controllato le proprie fonti? Cosa ha pubblicato nel recente passato? Il dubbio, adesso, è che possa esistere correnti politiche all’interno della comunità scientifica? Il direttore di Lancet si è espresso in più occasioni, in maniera apertamente ostile, contro l’amministrazione Trump: il presidente Usa aveva dichiarato di aver cominciato ad assumere l’antimalarico. Il caso ha avuto ripercussioni anche in Italia, secondo Savarino: “Il problema è che la decisione dell’Oms ha condizionato, la scelta indipendente, dell’Agenzia Italiana del Farmaco, che ha ritirato la determina che permetteva l’uso domiciliare di idrossiclorochina. Immagino che ora, a seguito dello scandalo che è scoppiato questa decisione venga ritirata anche in Italia, dato che i medici sono rimasti con poche armi a disposizione per il trattamento domiciliare. L’idrossiclorochina era entrata nel cosiddetto standard of care”. La rivista Science News ha citato altre pubblicazioni condotte in collaborazione con la società Surgisphere, “È un peccato che studi riguardanti la pericolosità o l’efficacia di farmaci vengano minati nella loro credibilità”.
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/04/coronavirus-the-lancet-avvia-uninchiesta-sullo-studio-che-bocciava-lidrossiclorochina-preoccupati-gravi-questioni-scientifiche-sono-state-portate-alla-nostra-attenzione/5824478/

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  3. IDROSSICLOROCHINA LA LETTERA APERTA DI 120 RICERCATORI A THE LANCET: “Preoccupazioni sull’analisi statistica e sull’integrità dei dati”
    Gli accademici hanno scritto direttamente al direttore, chiedendo spiegazioni in merito allo studio pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica in cui si sostiene che i pazienti trattati con il farmaco sperimentale vadano incontro a tassi di mortalità più elevati per complicazioni cardiache
    di Peter D'Angelo | 30 MAGGIO 2020

    Lo studio apparso su The Lancet che ha portato alla sospensione dell’uso dell’idrossiclorochina da parte dell’Oms è stato messo in discussione da oltre 120 ricercatori, provenienti da autorevoli università di tutto il mondo, tra cui Oxford ed Harvard. Gli accademici hanno scritto una lettera aperta al direttore della rivista, chiedendo spiegazioni in merito allo studio pubblicato, in cui si indaga un legame tra farmaco e complicazioni cardiache. Come anticipato da Il Fatto Quotidiano, attraverso l’analisi di Andrea Savarino, il ricercatore dell’Iss che aveva evidenziato le criticità del lavoro di Lancet, anche il The Guardian ha sollevato la questione, evidenziando i dubbi della comunità scientifica.


    “Preoccupazioni relative all’analisi statistica e all’integrità dei dati” è
    l’incipit della lettera. Di norma, la moderazione e il garbo sono alla base delle comunicazioni all’interno della comunità scientifica, ma questa volta qualcosa parrebbe essersi incrinato. È un evento raro che una pubblicazione di The Lancet sia messa in discussione con queste modalità. Un solido gruppo di accademici, clinici, ricercatori, statistici di prestigiose università di tutto il mondo, che chiede con toni abrasivi spiegazioni chiare e tempestive a una delle riviste più autorevoli al mondo. Innanzitutto va ricordato il contenuto dell’articolo della nota rivista inglese: la pubblicazione sostiene che i pazienti Covid-19 trattati con idrossiclorochina vadano incontro a tassi di mortalità più elevati per complicazioni cardiache dovute al farmaco. Dopo un esame dettagliato dello studio, la ricerca è stata messa sotto la lente della comunità scientifica che ne ha sottolineato varie criticità: incoerenze sia nella raccolta dati sia dal punto di vista metodologico.


    Open letter the statistical analysis and data integrity of mehra et al final from ilfattoquotidiano.it
    La lettera riassume in 10 punti le critiche sollevate. Ad esempio, i
    provenienti dall’Australia non sono compatibili con i rapporti del governo (più decessi in ospedale di quanti ne siano avvenuti in tutto il
    paese durante il periodo di studio). Surgisphere (la società di raccolta dati) ha dichiarato che si è trattato di un errore di classificazione di un ospedale dell’Asia. Ciò indica la necessità di un ulteriore controllo degli errori in tutto il database. Inoltre, le dosi medie giornaliere di idrossiclorochina somministrata sono di 100 mg superiori a quelle raccomandate dalla Fda, ma questo dato è “impossibile” dal momento che il 66% dei dati provengono da ospedali nordamericani. A questo si aggiunge che i dati provenienti dall’Africa sembrano “improbabili”, per altro non è stata fatta menzione dei Paesi o degli ospedali che hanno contribuito alla fonte dei dati. La lettera termina con una richiesta formale: “nell’interesse della trasparenza, chiediamo a The Lancet di rendere disponibili le valutazioni (peer review) che hanno portato all’accettazione di questo manoscritto per la pubblicazione”.
    A questa lettera aperta si sono aggiunte anche altre critiche: una tra tutte, quella della Columbia University che ha chiesto chiarimenti sui modelli statistici usati nella pubblicazione, spingendo Surgisphere, la società che gestisce il database dei pazienti utilizzati per informare lo studio, a rilasciare una dichiarazione pubblica a difesa dell’integrità dello studio.
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/30/idrossiclorochina-la-lettera-aperta-di-120-ricercatori-a-lancet-preoccupazioni-sullanalisi-statistica-e-sullintegrita-dei-dati/5818437/

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