giovedì 13 agosto 2020

PENSIERO-16: TROMBATE DI PIU’, SPARLATE DI MENO





Ho un vago ricordo di un post che mi è passato davanti qualche tempo fa, che diceva più o meno così. Sarà proprio vero che “trombare” ci rende più buoni? Ve lo racconto con la storiella di una nota santa che, appunto... “trombava”. Nel passato era diventata un’esigenza interiore per alcune sante monache la pratica di scrivere la propria autobiografia, nella quale davano un resoconto dettagliato delle loro estasi.
Perché lo facevano? Lo facevano come espiazione di una colpa, come confessione pubblica. È proprio il colmo! Che colpa ci potrebbe mai essere in un’estasi?

Dalle loro descrizioni particolareggiate si capisce che le loro estasi non comportavano altro che la scarica di una potentissima concentrazione di libido repressa. Infatti, all’apice degli stati estatici, esse immaginavano di essere penetrate da un angelo (vedi tra le altre la magnifica rappresentazione di Santa Teresa del Bernini) o addirittura da Gesù Cristo, il loro sposo. Almeno in un caso, con il consenso e la presenza della Vergine. La mia fonte descrive un letto a tre piazze, ma non sono sicuro se questo dettaglio sia parte della relativa autobiografía o venga soltanto dedotto.

Un coito con Gesù Cristo, in un certo senso, prima o poi ci si doveva aspettare, perché le monache erano state condizionate a credere di essere “diventate le spose di Cristo”! Naturalmente si sentivano peccatrici, sporche, in conflitto continuo, perché avevano “infranto i voti di castità” e questa era la ragione della loro esigenza di espiazione pubblica di quello che erano state condizionate a credere un orribile peccato, il peccato della carne. I loro scritti venivano avidamente letti dal pubblico e, in retrospettiva, possiamo considerarli i precursori della pornografia.

Una di queste sante, appena dopo un’estasi, fece un commento, su cui mi soffermerò tra poco, che avrebbe certamente insegnato molto a Sant’Agostino, il quale, più di mille anni prima, nel quarto secolo, incapace di rispondere alle obiezioni di Pelagio sull’assurdità che un Dio buono potesse permettere il male nel mondo, non aveva trovato niente di più intelligente che inventare la teologia del peccato originale, insistendo che ogni bambino lo ereditava attraverso il (peccaminoso) rapporto sessuale dei genitori, una teoria antibiblica, smentita nei vangeli nientemeno che da Gesù stesso. (Sarà utile prendere atto del fatto che la fantasiosa speculazione sulla trasmissione del peccato originale attraverso il rapporto sessuale, fu “inventata” tre secoli dopo la morte di Gesù!)



 Ritorniamo ora a cose più divertenti, a osservare per esempio la santa al culmine della sua estasi. Appena entrati nella sua cella la riconosciamo come Sant’Angela da Foligno. Arriviamo giusto in tempo per sentirla gemere, gemere e gemere come… un essere umano: “Questo strumento mi possiede, mi strappa la carne, mi penetra e si ritira, sento le membra frantumarsi e rompersi. Ah, che goduria! Oddio! Che languore. Oddio! Vengo… vengo… vengo riempita d’amore. Provo una pienezza inestimabile!”

Dopo l’orgasmo ci racconta quello che scriverà nella sua autobiografia: “Arrivo a possedere Gesù non nella maniera come s’intende spirituale attraverso il pensiero, ma in un modo così tangibile da sentire la partecipazione del corpo nella maniera più reale. È come se fossi posseduta da uno strumento che mi penetra e si ritira strappandomi la carne... vengo riempita d’amore e saziata di una pienezza inestimabile e le mie membra si frantumano e si rompono di desiderio mentre io languo...languo... languo.” Questo l’avevamo capito da soli!

Una frazione dopo la scarica orgastica, oramai nella fase di rilassamento e un attimo prima dell’insorgere del complesso di colpa, la sentiamo dire una cosa straordinaria, che avrebbe dato a Sant’Agostino la risposta all’interrogativo sull’origene del male nel mondo.Quando poi rinvengo da questi rapimenti d’amore mi sento così leggera e appagata da voler bene anche ai demoni...” (Bellissima descrizione della quietudine dei sensi e della mente che segue l’orgasmo!).

Riflettiamoci su. Che cosa ne deduciamo?

Primo, che non era soltanto un modo di dire. Era piuttosto il riflesso di uno stato d’animo per lei nuovo, sorpendente. Evidentemente non si era mai sentita cosí ben disposta verso il prossimo come in quel momento.

Secondo, che le sue parole sono una conferma che la soluzione al “male nel mondo” sta proprio qui. Quando si è felici perché soddisfatti e rilassati, dopo un orgasmo di tale potenza, è naturale che ci si senta talmente bene da essere disposti ad amare il mondo intero. Perfino i peggiori nemici, che il suo condizionamento religioso personifica nei “demoni”. Ecco la grande lezione.

Allora mi domando: “Desideriamo sul serio la diffusione dell’amore nel mondo o è soltanto un bel modo di dire? Se la desideriamo davvero, perché non dedicarci a studiare un pò più a fondo e con serietà scientifica i benefici dell’orgasmo, e se per caso i ricercatori ci dicessero che qui c’è del vero, che l’orgasmo favorisce lo sviluppo di ormoni come dopamine endorfine e serotonina (quest’ultima, guarda caso, chiamata l’ormone della felicità - ma no, non può essere, si devono sbagliare e si deve sbagliare quella monaca e soprattutto mi devo sbagliare io, perché Dio condanna il sesso! - ), perché non farne il cardine della nostra esistenza? Perché non cercare di ottimizzare il perpetuarsi di questo straordinario stato di benessere del corpo e della mente? Senza rendersi conto delle conseguenze di ciò che aveva detto, quella monaca, pur attribuendo erroneamente a Gesù e a Dio quella travolgente esperienza, puramente naturale, con l’esprimere semplicemente ciò che sentiva, diede forse per la prima volta nella storia un barlume di speranza alla soluzione della misteriosa apparizione del male nel mondo, la quale, forse con un’eccessiva semplificazione e  riduzionismo potrebbe essere definita una conseguenza della “progressiva repressione patriarcale dell’orgasmo che ha favorito la perdita della consapevolezza delle sue straordinarie conseguenze benefiche e salutari. Un potenziamento unico del sistema immunitario.”

Per concludere rimanendo in tema di santi. Questo vuole essere un omaggio alle estasi settimanali di due individui che le hanno prese sul serio; a 72 e 64 anni rispettivamente. Due timide domande. Qualcuno ci saprebbe dire a che età finiscono queste estasi? E dopo, cosa si fa? Forse Facebook?
 
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