Perché lo
facevano? Lo facevano come espiazione di una colpa, come confessione pubblica.
È proprio il colmo! Che colpa ci potrebbe mai essere in un’estasi?
Dalle
loro descrizioni particolareggiate si capisce che le loro estasi non
comportavano altro che la scarica di una potentissima concentrazione di libido
repressa. Infatti, all’apice degli stati estatici, esse immaginavano di essere
penetrate da un angelo (vedi tra le altre la magnifica rappresentazione di
Santa Teresa del Bernini) o addirittura da Gesù Cristo, il loro sposo. Almeno in un caso,
con il consenso e la presenza della Vergine. La mia fonte descrive un letto a
tre piazze, ma non sono sicuro se questo dettaglio sia parte della relativa
autobiografía o venga soltanto dedotto.
Un
coito con Gesù Cristo, in un certo senso, prima o poi ci si doveva aspettare,
perché le monache erano state condizionate a
credere di essere “diventate le spose di Cristo”! Naturalmente si sentivano
peccatrici, sporche, in conflitto continuo, perché
avevano “infranto i voti di castità” e questa era la ragione della loro esigenza
di espiazione pubblica di quello che erano state condizionate a credere un
orribile peccato, il peccato della carne. I loro scritti venivano avidamente
letti dal pubblico e, in retrospettiva, possiamo considerarli i precursori
della pornografia.
Una
di queste sante, appena dopo un’estasi, fece un commento, su cui mi soffermerò tra poco, che avrebbe certamente insegnato molto
a Sant’Agostino, il quale, più di mille anni prima, nel quarto secolo, incapace
di rispondere alle obiezioni di Pelagio sull’assurdità
che un Dio buono potesse permettere il male nel mondo, non aveva trovato
niente di più intelligente che inventare la teologia del peccato originale,
insistendo che ogni bambino lo ereditava attraverso il (peccaminoso) rapporto
sessuale dei genitori, una teoria antibiblica, smentita nei vangeli nientemeno
che da Gesù stesso. (Sarà utile prendere atto del fatto che la fantasiosa
speculazione sulla trasmissione del peccato originale attraverso il rapporto
sessuale, fu “inventata” tre secoli dopo la morte di Gesù!)
Ritorniamo ora a cose più divertenti, a osservare per
esempio la santa al culmine della sua estasi. Appena entrati nella sua cella la
riconosciamo come Sant’Angela da Foligno.
Arriviamo giusto in tempo per sentirla gemere, gemere e gemere come… un essere
umano: “Questo strumento mi possiede, mi strappa la carne, mi penetra e si
ritira, sento le membra frantumarsi e rompersi. Ah, che goduria! Oddio! Che
languore. Oddio! Vengo… vengo… vengo riempita d’amore. Provo una pienezza
inestimabile!”
Dopo
l’orgasmo ci racconta quello che scriverà nella
sua autobiografia: “Arrivo a possedere Gesù non nella maniera come s’intende
spirituale attraverso il pensiero, ma in un modo così tangibile da sentire la
partecipazione del corpo nella maniera più reale. È come se fossi posseduta da
uno strumento che mi penetra e si ritira strappandomi la carne... vengo
riempita d’amore e saziata di una pienezza inestimabile e le mie membra si frantumano
e si rompono di desiderio mentre io languo...languo... languo.” Questo
l’avevamo capito da soli!
Una frazione dopo la scarica orgastica, oramai nella fase
di rilassamento e un attimo prima dell’insorgere del complesso di colpa, la
sentiamo dire una cosa straordinaria, che avrebbe dato a Sant’Agostino la
risposta all’interrogativo sull’origene del male nel mondo. “Quando poi rinvengo da questi rapimenti d’amore mi sento
così leggera e appagata da voler bene anche ai demoni...” (Bellissima
descrizione della quietudine dei sensi e della mente che segue l’orgasmo!).
Riflettiamoci
su. Che cosa ne deduciamo?
Primo,
che non era soltanto un modo di dire. Era piuttosto il riflesso di uno stato
d’animo per lei nuovo, sorpendente. Evidentemente non si era mai sentita cosí
ben disposta verso il prossimo come in quel momento.
Secondo,
che le sue parole sono una conferma che la soluzione al “male nel mondo” sta
proprio qui. Quando si è felici perché
soddisfatti e rilassati, dopo un orgasmo di tale potenza, è naturale che ci si
senta talmente bene da essere disposti ad amare il mondo intero. Perfino i
peggiori nemici, che il suo condizionamento religioso personifica nei “demoni”. Ecco la grande lezione.
Allora
mi domando: “Desideriamo sul serio la diffusione dell’amore nel mondo o è
soltanto un bel modo di dire? Se la desideriamo davvero, perché non dedicarci a studiare un pò più a fondo e con serietà
scientifica i benefici dell’orgasmo, e se per caso i ricercatori ci dicessero
che qui c’è del vero, che l’orgasmo favorisce lo sviluppo di ormoni come
dopamine endorfine e serotonina (quest’ultima, guarda caso, chiamata l’ormone
della felicità - ma no, non può essere, si devono sbagliare e si deve sbagliare
quella monaca e soprattutto mi devo sbagliare io, perché
Dio condanna il sesso! - ), perché non farne il cardine della nostra esistenza?
Perché non cercare di ottimizzare il
perpetuarsi di questo straordinario stato di benessere del corpo e della mente? Senza rendersi conto delle
conseguenze di ciò che aveva detto, quella
monaca, pur attribuendo erroneamente a Gesù e a Dio quella travolgente esperienza,
puramente naturale, con l’esprimere semplicemente ciò
che sentiva, diede forse per la prima volta nella storia un barlume di
speranza alla soluzione della misteriosa apparizione del male nel mondo, la
quale, forse con un’eccessiva semplificazione e riduzionismo potrebbe essere definita una
conseguenza della “progressiva repressione patriarcale dell’orgasmo che ha
favorito la perdita della consapevolezza delle sue straordinarie conseguenze
benefiche e salutari. Un potenziamento unico del sistema immunitario.”
Per
concludere rimanendo in tema di santi. Questo vuole essere un omaggio alle
estasi settimanali di due individui che le hanno prese sul serio; a 72 e 64
anni rispettivamente. Due timide domande. Qualcuno ci saprebbe dire a che età finiscono queste estasi? E dopo, cosa si fa?
Forse Facebook?
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