domenica 27 settembre 2020

PENSIERO-17: SPIGHE DI GRANO, POMODORI E FAGIOLI ci portano lontano: alle emozioni!

 


Per me tutto è cominciato molti anni fa, più di quaranta; quando, durante il nostro soggiorno in Australia, mi è capitata tra le mani una rivista illustrata che mostrava pomodori grossi come meloni e spighe di grano di eccezionale lunghezza. Anzi, si mostravano due fotografie delle spighe, una di spighe alte e sane piegate in una direzione, un’altra di spighe basse e striminzite inclinate nella direzione opposta. Subito dopo ho visto un filmato simile su un canale televisivo nazionale. Curioso. Si trattava di uno dei primi esperimenti sui vegetali. Gli scienziati avevano somministrato musica sia ai pomodori sia alle spighe, con i risultati descritti sopra. Ma, va precisato, i risultati positivi erano stati ottenuti somministrando alle piante esclusivamente musica classica. Quelli negativi quando alle spighe era stata somministrata musica rock! A prescindere dalle preferenze musicali degli sperimentatori, che potevano in qualche modo aver condizionato l’esperimento (ma io, fiducioso nella scienza presupponevo che l’esperimento fosse stato condotto “alla cieca”, come da manuale) mi ponevo una domanda: “Le piante erano in grado di percepire e, in base alle loro percezioni, di cambiare il loro comportamento? La musica è composta di onde di una certa frequenza e di una certa lunghezza, dunque si poteva ipotizzare che fosse la frequenza delle onde musicali la responsabile dei risultati? Anche la parola è riducibile a onde, come qualsiasi suono. E cosí lo è la luce, particella e nello stesso tempo onda. Le onde elettromagnetiche sono presenti in ogni singolo aspetto della nostra vita e trasportano energia.   Siamo circondati da campi di onde elettromagnetiche e abbiamo onde elettromagnetiche non solo all’interno del cervello e del cuore, ma, secondo gli ultimi sviluppi della scienza, perfino in ogni cellula del nostro corpo! La mia intuizione di allora, che sí le piante erano in grado di percepire, fu per me sconvolgente. Perché ciò confermava quanto avevo precedentemente ipotizzato a livello teorico, senza però poterne avere un riscontro scientifico. L’avevo formulato nella domanda : “Le piante, non sono esseri viventi alla pari degli animali? Se le piante provavano sensazioni/emozioni (da bambino mia madre mi avev mostrato, nei vasi del terrazzo,  l’”innamoramento” di un geranio rosso con un geranio bianco) sarebbe stato davvero lecito tracciare una linea di demarcazione tra le piante e gli animali per quanto riguarda il cibarsi delle une ma non degli altri? Se erano esseri viventi e addirittura dotati di una certa consapevolezza, perché non evitare di mangiare anche le piante e le verdure? Ma questo, ovviamente, portava alla morte, quindi, non c’era alcun dubbio, era contro natura. Con queste premesse, dal punto di vista etico, evitare di mangiare gli animali e cibarsi invece solo delle piante, non  avrebbe denotato una specie di “razzismo”, o, quanto meno di discriminazione? Questi scomodi quesiti mi hanno accompagnato per anni, e credo di aver progredito nel dare loro delle risposte nel momento in cui, mesi fa, ho visto un video su un intervento di un medico, la dott. Anna Rita Iannetti, che si occupa di microbiotica, durante un convegno che risale a due anni fa.

La dott.ssa Iannetti, attualmente impegnata nelo studio della medicina psicoquantistica, prima di raccontare di un esperimento su una pianta, portato avanti dal gruppo dei biologi di Firenze, ha premesso che tutti gli esseri viventi hanno una mente, comprese le amebe e le meduse (cioè animali privi di cervello!) e la loro mente risiede nella funzione del DNA che ha la capacità di venire modificato rispetto alla situazione esterna. Ci sono molti altri ricercatori che, negli ultimi 50 anni sono arrivati alla stessa conclusione.

“Se prendo una pianta, che non ha neuroni”, dice la Iannetti “almeno per quello che sappiamo, con un semplice esperimento scopriamo che possiede emozioni, per esempio l’emozione della paura. Quella pianta, che si chiude in se stessa in atteggiamento protettivo quando viene sfiorata da una farfalla o dal vento, fatta cadere da scienziati di Firenze in un contenitore pressurizzato -  quindi cadeva ma non le succedeva niente, non si faceva male -  dopo un pò che cadeva, tre o 4 volte, non ha più chiuso le foglioline. Quindi la pianta ha imparato da una sua esperienza a modificare un suo comportamento.” (!!!).

Alcuni scienziati russi, ma anche altri, vedono il DNA come nube elettromagnetica che libera fotoni e questo significa che sta avvenendo una reazione all’interno del DNA sottoposto a sollecitazioni elettromagnetiche esterne, dell’ambiente. Qui lascio a voi le conclusioni per quanto riguarda le sollecitazioni delle onde elettromagnetiche esterne delle antenne dei vari G sul DNA umano. In questo senso ci sono esperimenti sia negli USA sia in Italia, che hanno trovato tumori gravi nelle cavie di topi solo pochi giorni dopo che furono sottoposti a bombardamento elettromagnetico con frequenze equivalenti a quelle del 2/3/4 G.

“Il nostro DNA prima di nascere” prosegue la Iannetti, “viene modificato dalle informazioni emozionali interne ed esterne. Infatti, uno dei principali agenti di modificazione del DNA sono proprio le emozioni.”

Eccovi alcuni esperimenti recenti di rilevazione delle emozioni delle piante, meglio di interrelazione delle emozioni umane con quelle delle piante. O, forse, meglio ancora, la dimostrazone dell’avvenuta ricezione, da parte delle piante, delle emozioni umane e il conseguente loro adattamento (reazione fisica) a queste emozioni. Come si può notare, in gioco ci sono sempre due correnti opposte di bioenergia, una con direzione verso l’interno del “corpo in questione” (contrazione), che provoca la paura, l’altra con direzione della bioenergia verso l’esterno, (espansione), che si traduce in vitalità e gioia di vivere. Vi dice niente questa equazione in tempi di pandemia?

https://www.inorto.org/2018/04/un-esperimento-per-dimostrare-che-un-fagiolo-puo-interagire-e-avvertire-emozioni/

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